“Quando la solidarietà diventa rete è ciò che ho imparato attraversando tre serate”, con queste parole Carmen Sarnataro, Dipartimento Volontariato e responsabile del settore contrasto alla violenza ENAC Emilia Romagna, ha tracciato il bilancio di tre intensi gioni di volontariato.
Quando la solidarietà diventa rete
Tre serate, apparentemente diverse tra loro, hanno mostrato come la solidarietà, quando è autentica, non resti mai un gesto isolato, ma diventi relazione, dialogo, visione condivisa.
Fai sorridere un bambino
La prima tappa di questo percorso è stata la serata benefica “Fai sorridere un bambino”, ospitata presso il circolo italia e organizzata dalla Polisportiva Circolo Dozza – TPER.
Un’iniziativa nata con un obiettivo chiaro: raccogliere fondi a favore dei bambini. Un gesto semplice, ma necessario, capace di unire persone diverse intorno a un’intenzione comune.
Il ricavato è stato destinato al Policlinico Sant’Orsola – Padiglione 13 Pediatria,all Ageop e all’Opera Santa Maria di Nazareth, realtà che ogni giorno lavorano a contatto diretto con l’infanzia e le sue fragilità.
Ma ciò che ha colpito non è stato solo il fine solidale, bensì il clima che si è creato: una partecipazione sentita, non formale.
La Polisportiva Circolo Dozza – TPER e i suoi atleti si sono confermati capaci di accogliere iniziative di valore, diventando luogo di comunità. Un ringraziamento va a Giuseppe Tartaglia, presidente della Polisportiva, a Nicola Bettocchi, presidente della sezione calcio, e ai collaboratori Antonio Maddaloni, Gaetano Pepe e Carlo Demontis per il contributo concreto e la disponibilità dimostrata.
Tombolata
La seconda serata ha cambiato tono, ma non direzione. La tombolata è stata un momento di leggerezza, capace di unire generazioni diverse, fatta di sorrisi, scambi spontanei e senso di appartenenza. È in questi contesti, apparentemente semplici, che si misura la forza di una comunità.
L’organizzazione dell’evento ha visto la collaborazione di Edoardo Corvinelli, con il supporto del centro CMR, insieme alla presenza di professionisti che hanno dato valore anche al tema del benessere e della cura: Felice Arieta, fisioterapista, Pino Canonaco, medico fisiatra, e Martina Gardosi, segreteria organizzativa.
La loro partecipazione ha ricordato che prendersi cura delle persone passa anche da spazi informali, dove la relazione è al centro. Accanto agli eventi, è emerso in modo naturale un dialogo più ampio. Parlare di bambini, sport e comunità ha portato a toccare un tema trasversale: la non violenza. Non come concetto imposto, ma come valore condiviso, nato dal confronto tra le persone.
Un tema che si collega a un percorso avviato a Roma e che sta prendendo forma come progetto di sensibilizzazione, riconosciuto per il suo valore educativo e sociale.
Una serata di connessione
La terza serata, quella del 19 dicembre al Löwengrube di Filippo Fochi, ha chiuso il cerchio. La serata è stata allieta con la collaborazione dei Camelot band (Mirko Errani, Vincenzo Mauriello, Franco Cuccu, Massimo Ortensi, Giuseppe Giovannella, Alessandro Aleanka Piro) e i cantautori Marcello Romeo e Matteo Venturi.
Un incontro che ha unito riflessione e presenza attraverso il linguaggio della musica, intesa non come semplice intrattenimento, ma come spazio di connessione emotiva.
La serata è stata condotta da Graziano Elmi, delegato ENAC – Ente Nazionale Attività Culturali, e da Carmen Sarnataro, Dipartimento Volontariato ENAC e responsabile del settore contrasto alla violenza. Insieme hanno sottolineato quanto sia importante costruire reti basate su valori autentici, capaci di dare continuità a ciò che nasce spontaneamente dal basso.
Solidarietà e senso di comunità
Se la prima serata ha posto le basi di una solidarietà concreta e la seconda ha rafforzato il senso di comunità, la terza ha trasformato l’esperienza in una visione più ampia: cultura, sport, musica e solidarietà non sono mondi separati, ma linguaggi che possono dialogare e rafforzarsi a vicenda.
Attraversando queste serate abbiamo compreso una cosa semplice: quando una comunità si riconosce in valori comuni, nulla resta isolato. Un evento può diventare seme, il seme può diventare progetto, e il progetto può crescere solo se sostenuto da una rete viva, presente e consapevole.
È in questo spazio che ENAC trova il suo senso più autentico: come luogo di connessione tra persone, idee e territori.
Ed è da qui che vale la pena ripartire. Il viaggio proseguirà attraverso altri eventi con finalità, sociale, solidale e culturale.