Conferenza per la Pace – Strasburgo 8-9 luglio 2023

Conferenza per la Pace - Strasburgo 8-9 luglio 2023

Si è svolta nella città di Strasburgo, in Francia, l’8-9 luglio 2023, una conferenza per la pace dal titolo: SULL’ORLO DI UNA NUOVA GUERRA MONDIALE: LE NAZIONI EUROPEE DEVONO COOPERARE CON IL SUD GLOBALE!

Conferenza per la Pace

La conferenza, organizzata dallo Schiller Institute, si è articolata in cinque sessioni di lavoro con trenta relatori provenienti da diciotto paesi. Tra questi, lo Schiller Institute è stato particolarmente onorato di annoverare Lu Shaye, Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Francia ed Ilia Subbotin, Consigliere dell’Ambasciata della Federazione Russa in Francia,

Le sessioni di lavoro hanno affrontato un’ampia gamma di temi decisivi dal punto di vista economico, strategico, ambientale e culturale. Un leitmotiv che ha attraversato i due giorni di interventi è stata la domanda: l’Europa avrà il coraggio di rompere con i dettami imposti dal complesso militare-industriale, trasmessi principalmente da Stati Uniti, Regno Unito e NATO? Lo Schiller Institute è impegnato a far sì che ciò avvenga, come ha sottolineato più volte Helga Zepp-LaRouche, presidente dell’Istituto.

Vista la mole di interventi alla conferenza, il programma dettagliato è disponibile sul sito di Movisol (versione italiana) e quello dello Schiller Institute (versione inglese).

I video delle cinque sessioni verranno progressivamente pubblicati sui siti dello Schiller Institute, comprese le versioni doppiate, ove possibile, in inglese, francese e tedesco.

Relatori dall’Italia

Cinque i relatori giunti dall’Italia: Michele Geraci, ex sottosegretario allo Sviluppo Economico, Alessia Ruggeri, sindacalista ed esponente della Coalizione internazionale per la Pace, Maurizio Abbate, presidente dell’ENAC (Ente Nazionale Attività Culturali), il Prof. Alberto Prestininzi e Liliana Gorini, presidente di Movisol.

Nella prima sessione si è tenuto l’intervento dell’ex sottosegretario Michele Geraci, che hanno parlato del potenziale che esiste per le nazioni europee di unirsi al Sud globale per creare un nuovo paradigma. Geraci ha illustrato le ragioni del protocollo d’intesa, che egli negoziò faticosamente con Pechino quando era al governo, nel 2018-19, con cui l’Italia aderì alla Belt and Road Initiative, o Nuova Via della Seta. Quel protocollo generò irritazione negli ambienti filo-atlantisti, che sollevarono varie obiezioni e oggi si oppongono al suo rinnovo. Geraci ha elencato alcune delle obiezioni, confutandole, per poi spiegare perché, a suo avviso, la BRI è la soluzione alla crisi strategica.

Nella terza sessione, è intervenuta Alessia Ruggeri in rappresentanza del movimento per il referendum contro le armi all’Ucraina, che ha evidenziato lo sforzo di costruire un movimento per la pace in grado di contrastare la massiccia propaganda dei media mainstream.

La domenica mattina è iniziata con una stimolante tavola rotonda sul tema: “Una cultura per emancipare ed esprimere le capacità creative di ogni essere umano – un dialogo tra culture e civiltà”. In questa sessione si annovera l’intervento di Liliana Gorini, presidente di Movisol, che ha visto la guerra in corso con gli occhi del Marchese di Posa nel Don Carlos di Giuseppe Verdi, che parla di “orrenda pace, la pace dei sepolcri” e di Papa Giovanni XXIII che, nella sua enciclica Pacem in Terris, gettò le basi per la distensione. A seguire l’intervento del presidente ENAC dott. Maurizio Abbate.

La conferenza si è conclusa con quello che oggi è diventato un tema molto controverso: “Ecologia scientifica e valutazione della sfida climatica: la priorità è sradicare la povertà e la fame nel mondo”. I relatori, provenienti da Francia, Germania e Italia, hanno confutato con grande competenza e con una buona dose di umorismo l’attuale clamore sul “cambiamento climatico” ed hanno puntato il dito contro la terribile ideologia malthusiana che è alla base del Green Deal. Tra essi, segnaliamo il prof. Alberto Prestininzi, ex docente di Geologia all’Università di Roma “La Sapienza” e curatore del volume “Dialoghi sul Clima”, scritto dai membri italiani del gruppo Clintel. La scienza si basa sui fatti e non sulle ipotesi, ha sostenuto con forza Prestininzi, presentando con numerose schede i fatti che smentiscono l’ipotesi di una “emergenza climatica”.

La cultura è la chiave per la pace

Maurizio Abbate, presidente dell’ENAC, è intervenuto con un intervento dal titolo “La cultura è la chiave per la pace” per spiegare come solo attraverso un superamento dei dogmi liberisti che mettono al centro della società il denaro piuttosto che la cultura si può giungere ad un mondo in cui prevalga la pace. La cultura deve essere infatti il fondamento della pace dalla quale partire per risolvere le controversie internazionali.

Questo il testo integrale dell’intervento:

Cari amici e colleghi di tutto il mondo,

siamo oggi qui riuniti per cercare, con tutte le nostre forze, idee e soluzioni utili a risolvere il terribile conflitto armato che da quasi un anno e mezzo divampa nel vecchio continente.

Una guerra fratricida capace di portare morte e distruzione tra i civili nei territori direttamente coinvolti ed una gravissima crisi economica e finanziaria nel resto del mondo, a causa dell’ormai acclarato sistema di speculazioni attutate con una scelleratezza inaudita dalle multinazionali alimentari ed energetiche. Corporazioni spesso controllate dagli stessi padroni.

Sappiamo bene che colossi come Vanguard e Blackrock si spartiscono la maggioranza delle azioni delle multinazionali dell’agroalimentare tramite Monsanto, Cargill e Dupont. Gli stessi detengono oggi in Ucraina circa 19 milioni di ettari di terreno vocato all’agricoltura intensiva che corrisponde al 60% delle terre agricole ucraine. Allo stesso modo il 100% delle miniere ucraine è ormai delle multinazionali.

Chiedersi come mai sia scoppiata una guerra in questa parte d’Europa, partendo da quelle semplici cifre, appare quindi superfluo.

La cosa importante non è pertanto analizzare le cause del conflitto, bensì provare a capire come sia stato possibile che l’opinione pubblica americana, così come quella europea, sempre attente al problema della pace e spesso infarcite di movimenti più o meno pacifisti, oggi siano come anestetizzate da quanto sta accadendo.

La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza. Questi erano gli slogan incisi sulla facciata del Ministero della Verità descritti nel celebre romanzo di George Orwell. Quest’anno l’Unione Europea, in modo quasi grottesco, ha creato uno Strumento per la Pace che prevede lo stanziamento di quasi 8 miliardi di euro per l’acquisto di armi. Acquistare armi per prevenire i conflitti e costruire la pace, questo è riportato, ben in vista, sul sito del consiglio europeo. Quasi un parallelismo con l’orwelliano Ministero della Verità.

Se un’istituzione come l’Unione Europea può alterare le fondamenta delle libertà, ovvero la verità, definendo la fornitura di armi, strumenti atti ad uccidere, come strumenti utili a costruire la pace, allora il degrado culturale e morale delle istituzioni, così come quello dei media che dovrebbero smascherare tali menzogne, è ormai conclamato.

Purtroppo, quello che ho precedentemente affermato riguardo alla concentrazione della produzione alimentare ed energetica nelle mani di pochi potentati, può essere tranquillamente traslata nel campo delle istituzioni politiche così come in quello dei mezzi di informazione, nonché in quelli della formazione.

La cultura, che emulando gli insegnamenti di Socrate e Platone, dovrebbe occuparsi di elaborare pensieri ed indicare i modelli di società da edificare per raggiungere traguardi più nobili, come il benessere della comunità e la solidarietà tra i popoli, viene costantemente declassata ad una sorta di moda senza importanza. Tali principi, al contempo, vengono subordinati agli interessi di pochi potentati economici che hanno reso la società contemporanea un enorme mercato della precarietà in cui tutto può essere venduto o acquistato. Perfino il diritto alla vita.

Una società in cui la coesione sociale viene progressivamente demolita e nella quale vengono innestate, con accuratezza quasi maniacale, continue presunte emergenze come quella climatica, quella sanitaria e quella finanziaria, capaci di alterare le scelte nazionali in campo agricolo, artigianale, industriale e sociale.

È giunta pertanto l’ora di fermare questa deriva neo-barbara causata dalla globalizzazione dell’economia e della cultura.

Occorre dare vita ad un nuovo rinascimento sociale e culturale.

Per farlo è necessario realizzare un nuovo paradigma da applicare alle comunità occidentali che devono abbandonare definitivamente il principio dell’economia come fulcro della società per rimettere al centro della stessa l’uomo con la sua complessità materiale e spirituale. La Politica deve ridisegnare un sistema armonico in cui ogni uomo e ogni donna abbiano il proprio ruolo in modo sinergico ed organico.

Una società nella quale l’essere umano deve essere giudicato e valutato per quello che è, per i valori che esprime e che riesce ad incarnare, piuttosto che per quello che possiede.

Solo in questo modo le singole nazioni, libere, indipendenti, autodeterminate e con le proprie specificità, possono tornare ad essere comunità e contribuire alla crescita globale dell’intera umanità.

Devono essere le differenze e le specificità dei popoli, generate da secoli di storia e culture diverse, a diventare la forza trainante sulla quale fare leva per generare un dialogo costruttivo per la convivenza pacifica. Un dialogo che porti ad una equa distribuzione delle risorse del pianeta sul quale tutti viviamo e che spesso sono la causa di scontri armati e violenze inaudite per la criminale volontà di concentrarle nelle mani di pochi.

Mentre elaboriamo tale tesi e proviamo a coinvolgere tutti coloro che ne condividono le finalità, occorre però lanciare dei segnali forti e persuasivi.

È indispensabile far capire al mondo che tante persone libere, non solo non hanno intenzione di piegarsi alle decisioni deliberate autocraticamente dalle élite globaliste, ma sono pronte ad una riscossa su quello stesso piano piano globale di cui si credono i padroni assoluti.

In un ormai imminente scontro frontale con i detentori dei maggiori mezzi di comunicazione globale occorre fare rete. È necessario organizzare tante più manifestazioni possibili e utilizzare ogni singolo canale televisivo, informatico o radiofonico, per diffondere le notizie.

Invitare ospiti stranieri nelle manifestazioni locali deve diventare inoltre una moda capace di scardinare il mantra secondo il quale solo la globalizzazione può garantire la libertà, il pluralismo e la democrazia.

L’ENAC – Ente Nazionale attività Culturali, che io sono fiero di rappresentare, sta organizzando in Italia un convegno con l’obiettivo di riallacciare i rapporti tra Siria ed Italia. Rapporti economici e culturali interrotti per meri interessi politici e che non sono stati riaperti neppure in seguito al drammatico terremoto che ha causato in Turchia e Siria migliaia di vittime tra i civili.

In questa manifestazione, alla quale saremmo felici se qualcuno dei presenti volesse partecipare, intendiamo lanciare un messaggio chiaro ed inequivocabile:

mentre il liberismo parla di pace e democrazia causando guerre e costruendo muri, noi rispondiamo con la forza della cultura, l’unica capace di garantire e rispettare le singole differenze mentre si lavora alla costruzione di un ponte fatto di amicizia, solidarietà e cooperazione tra i popoli.”

Intervento in versione inglese: Culture Is the Key for Peace | The Schiller Institute

Maggiori informazioni sul sito di Movisol: “Sull’orlo di una nuova guerra mondiale: le nazioni europee devono cooperare con il Sud globale!” – MoviSol

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