
Il 12 e 13 luglio, centinaia di persone – attivisti per la pace, ex funzionari governativi e militari, economisti, studenti, musicisti, insegnanti e cittadini preoccupati provenienti da molti continenti – si sono riuniti a Berlino, in Germania, con molte altre centinaia da tutto il mondo che hanno partecipato online, per la conferenza internazionale “L’uomo non è homini lupus: per un nuovo paradigma nei rapporti internazionali!”.
Conferenza internazionale a Berlino
La conferenza internazionale è stata organizzata dallo Schiller-Institut di Wiesbaden (Germania), dall’Académie de Géopolitique di Parigi (Francia) e dall’Ostdeutsches Kuratorium von Verbänden e.V. di Berlino (Germania), tenutasi a Berlino (Germania).
Tra I numerosi relatori provenienti da tutto il mondo, per l’italia, sono intervenuti Franco Battaglia, Professiore all’Università di Modena e scrittore, Maurizio Abbate, Presidente dell’ENAC – Ente Nazionale Attività Culturali, la sindacalista Alessia Ruggeri e Claudio Celani, direttore dell’EIR Strategic Alert, che ha moderato la seconda sessione.
L’uomo non è homini lupus
Le prime due sessioni della conferenza internazionale hanno affrontato le sfide strategiche e il nuovo ordine emergente. La prima tavola rotonda ha esaminato questi temi dal punto di vista della Cina, della Russia e del Sud del mondo, mentre la seconda ha presentato il punto di vista europeo, con numerosi relatori provenienti da Francia, Germania e Stati Uniti.
Nel suo intervento introduttivo alla conferenza internazionale, la fondatrice dello Schiller Institute, Helga Zepp-LaRouche, ha delineato sia il processo storico che ci ha portato a questo punto di crisi, sia le soluzioni necessarie, collocando entrambi nel contesto del concetto di Friedrich Schiller di “punctum saliens” nella storia, il punto di svolta che offre il potenziale di tutte le attività che creano le condizioni per un nuovo paradigma.
“Ci siamo riuniti qui perché vogliamo mostrare una via d’uscita da una situazione strategica altamente minacciosa e contrastare il pessimismo diffuso, anzi, il fatalismo. È davvero possibile intervenire nella storia, a condizione di avere un buon piano e di poter mobilitare forze sufficienti per attuarlo! … Per fare questo, però, dobbiamo prima risvegliare i nostri contemporanei dal loro apparente sonnambulismo, in cui sembrano essere caduti, soprattutto qui in Germania. Il mondo non è mai stato così vicino a un punto di non ritorno, a un potenziale punto di arrivo della storia in cui la catastrofe finale di una guerra nucleare globale diventa inevitabile”.
Sessione 1: parla la maggioranza globale
Nella primma sessione sono inntervenuti il Prof. Zhang Weiwei (Università di Fudan, Cina), la dottoressa Naledi Pandor, ex ministro dei Rapporti internazionali e della Cooperazione della Repubblica del Sudafrica, il tedesco Hans-Christoph von Sponeck (assistente del Segretario Generale dell’ONU), Dmitri Trenin, direttore accademico dell’Istituto per l’economia militare mondiale e la strategia dell’Università di Economia Superiore di Moscae l‘ex analista della CIA Ray McGovern, cofondatore dell’associazione Veteran Intelligence Professionals for Sanity (VIPS).
Sessione 2: voci di sanità dal mondo occidentale
La seconda sessione della conferenza internazionale, moderata da Claudio Celani, direttore dell’EIR Strategic Alert, è iniziata con un’offerta musicale: il tenore John Sigerson, accompagnato dal pianista Martin Kapstein, ha eseguito due brani di Robert Schumann, {Belsazar} (su testo di Heinrich Heine) e {Der Himmel hat eine Träne geweint} (su testo di Friedrich Rückert).
A seguire sono intervenuti Jacques Cheminade, dalla Francia, presidente di Solidarité et Progrès, Elizabeth Murray, ex vice responsabile dell’intelligence nazionale statunitense per il Medio Oriente. Ali Rastbeen, presidente dell’Académie de Géopolitique de Paris, Francia, Donald Ramotar, ex presidente della Guyana, la sindacalista italiana Alessia Ruggeri. Diane Sare, presidente dell’Organizzazione di LaRouche ed ex candidata indipendente al Senato degli Stati Uniti per lo Stato di New York, il Dr. Jérôme Ravenet, docente di filosofia e sinologo francese, e Achim Bonatz, copresidente del Curatorium delle Associazioni della Germania Orientale (Ostdeutsches Kuratorium von Verbänden, OKV).
Sessione 4: la bellezza della diversità delle culture
Dopo la sessione 4, dedicata alla scienza ed alla frode climatica, in cui ha preso la parola anche il Prof. Franco Battaglia, che ha dimostrato, com dati alla mano, come la narrativa dominante in chiave di politica green sia completamente inforndata, si è tenuta l’ultima sessione della conferenza, dedicata alla cultura.
Helga Zepp-LaRouche, che ha moderato questa sessione, l’ha aperta sottolineando l’importanza del ritorno alla cultura classica europea e il ruolo dei giovani nella riscoperta della cultura classica e nello sviluppo dell’ambiente necessario, un nucleo cristallino di giovani quadri dedicati, per realizzare un’impresa che è certamente molto difficile nella situazione attuale in Occidente.
A questo punto, la parola è passata a Harley Schlanger, a cui è serguito un video di Lyndon LaRouche, su come ha creato i Movimenti Giovanili degli anni ’70 e degli anni 2000, e un monito su come le culture vengono distrutte dai Secoli Bui e sulla necessità di creare un nuovo Movimento Giovanile.
Intervento di Maurizio Abbate

Successivamente, Maurizio Abbate, Presidente dell’ENAC – Ente Nazionale per le Attività Culturali- ha portato alla luce, con toni appassionati, il problema dell’onnipresenza della guerra sul nostro pianeta, nonché la crisi economica e finanziaria sistemica che, ad oggi, rimane irrisolta. I governi hanno tagliato i fondi destinati agli ospedali, alle scuole e ai programmi che dovrebbero aiutare le persone, decidendo invece di destinare maggiori risorse alla guerra. Le istituzioni create con lo scopo di mediare, come le Nazioni Unite, sono ormai morte e dobbiamo andare oltre, adottando alternative a un sistema morto o necrotico.
Per Abbate “È necessario da subito realizzare una rete mondiale di tutte le forze nazionali e popolari che non accettano i dogmi del pensiero unico liberista… Se riusciremo a costruire una rete vasta e credibile, capace di attrarre consensi e nuove adesioni, saremo in grado di rappresentare quelle istanze sociali, morali e di salvaguardia dei popoli cui l’ONU è venuta meno soprattutto in questi ultimi anni. La cultura come chiave per scardinare l’ordine dominante e dare ai popoli un futuro diverso. La cultura come strumento di coesione e cooperazione internazionale.”.
La quarta sessione della conferenza internazionale si è conclusa con un dialogo tra numerosi esponenti del movimento giovanile larouchiano.