
Si è conclusa la prima residenza artistica in Toscana, curata dall’associazione “Intercultura” presieduta da Luca Fortunati, con il supporto di ENAC Ente Nazionale Attività Culturali, che ha visto ospiti impegnate tre scultrici ed un artista grafico di nazionalità peruviana, per circa un mese e mezzo, nell’incantevole abitato di Murlo, in Toscana.
Residenza artistica in Toscana
Una modalità sempre più in ascesa in Italia, che consente la circolazione degli artisti con costi resi accessibili dall’impegno di associazioni come “Intercultura”, dimostratasi pienamente all’altezza della mission e nell’offrire ai partecipanti nuovi spunti creativi per la produzione delle opere, in totale libertà creativa emancipandosi dal diktat di regole preimpostate, ovvero dalla rigida osservanza di canoni accademici, al fine di accrescere la consapevolezza del valore sociale ed economico della creatività.
Innanzitutto doverosi i complimenti alla squadra di Intercultura e, in particolar modo, ad Andrea Alvarez, una figura indispensabile, attenta e puntuale nel suo ruolo di mediatrice culturale tra Italia e Perù, sempre pronta ad assistere gli artisti coinvolti nella residenza, occupandosi di tutti gli aspetti organizzativi.
Un vivo e sentito ringraziamento a MURIEL ERQUÍNIGO, MARIANA SANTISTEVAN, MONICA MOSCOL CIFUENTES per la capacità nell’aver saputo tradurre in gesto artistico la complessità delle relazioni interpersonali vissute, lavorando con il materiale umano, sociale e culturale assimilato durante il periodo di residenza, sapendo accogliere gli inciampi ed impedimenti e trasformarli in opportunità di crescita e strumento di co-creazione, o meglio, di ri-evoluzione del proprio immaginario. A loro si aggiunge JORGE PÉREZ-RUIBAL, che ha conquistato, al pari delle sue colleghe, la stima e l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori, rendendo visibile ed attuale il collegamento tra le culture pre-incaiche e la cultura etrusca.
Due i palcoscenici di eccezione per la presentazione e l’esposizione dei lavori artistici realizzati durante il periodo di residenza. In primo luogo, il Museo Archeologico di Murlo, alla presenza del Sindaco dell’omonimo borgo Davide Ricci e del Console Generale del Perù a Firenze Dott. EDUARDO RAFAEL BERNALES MEZA, il quale ha elogiato il prezioso operato delle sue connazionali. Successivamente le opere sono state trasferite nello storico Palazzo Principi Ruspoli di Cerveteri, già sito UNESCO, dove a fare gli onori di casa è intervenuta l’Assessore alla Pubblica Istruzione, Servizi per l’Infanzia e Adolescenza Dott.ssa Federica Battafarano.
ENAC a supporto dell’arte
A seguire la residenza, sotto il profilo artistico, in tutte le sue fasi la storica dell’arte Silvia Filippi, Responsabile Dipartimento Arti Visive di ENAC che, nel suo intervento a Murlo e alla presentazione del progetto a Cerveteri, ha sottolineato l’importanza dell’esperienza svolta in totale condivisione di spazi, tempo e pensieri in una dimensione circolare, capace di influenzare non solo gli artisti coinvolti, bensì le realtà locali tramite un proficuo dialogo e scambio di visioni e pratiche assolutamente valido, come dimostrano i lavori frutto della totale immersione nel paesaggio toscano con la sua storia, le sue trasformazioni e la persistenza di antiche tradizioni apprese durante l’intera permanenza.
Una convivenza sicuramente stimolante non scevra da imprevisti che hanno costretto, sia gli artisti che gli organizzatori, ad inevitabili aggiustamenti in corso d’opera per arginare gli ostacoli incontrati lungo il percorso corrispondenti ad eventi tipici che possono accadere nella pratica residenziale, quando ci si trova ad interagire con modi ed abitudini estranei alla propria cultura.
Uno scalbio importante nella residenza artistica in Toscana
Tuttavia, ciò non ha intaccato il senso profondo dell’esperienza, semmai lo ha reso più attraente poiché l’obiettivo del progetto, come dichiarato da “Intercultura”, consiste nel «facilitare le relazioni interculturali tra Paesi di continenti diversi», fuori dalle rispettive zone comfort e ricercando nel continuo interscambio – anche dialettico – le basi per una cooperazione armonica attraverso cui contribuire «all’innalzamento dei propri limiti e capacità, sfruttando soprattutto il confronto con “colleghi” che vengono da tutt’altra formazione e stile di vita».
Esprimiamo dunque la felicità per il periodo trascorso insieme, per gli insegnamenti ricevuti, spronandoci a istruire canali di comunicazione attenti alle esigenze che possono rivelarsi improvvise e non calcolate aprioristicamente, apprezzando la volontà degli artisti nell’essersi cimentati con una situazione a loro certamente non di facile gestione lontano dalla terra d’origine, che li ha costretti a reinventarsi e ottenere risultati apprezzabili.
Anzi, potremmo dire che la finalità ultima delle residenze artistiche oggi, e la loro ampia diffusione, risiede proprio nel mettere in evidenza la crisi di modelli tradizionali di creazione e fruizione dell’oggetto artistico, la necessità per l’artista di svincolarsi dalla pressione del mercato per esplorare inediti linguaggi espressivi e tecniche nate dall’interazione degli uni con gli altri, fuori dal falso consenso dei social come dalle promesse di un’arte contemporanea autoreferenziata, ormai più attenta a promuovere un prodotto da commercializzare anziché creare le condizioni per la ricerca e l’affermazione dell’autenticità dell’artista.
Reti di collaborazione culturale
In tal senso, la residenza proposta dall’associazione ha permesso di costruire reti di collaborazione con diverse realtà imprenditoriali ed artistiche distribuite tra Toscana e Lazio, sotto il segno della sostenibilità ambientale, sociale ed economica di tutti i soggetti protagonisti, arricchendo il bagaglio artistico, umano e sociale degli artisti coinvolti, spingendo a liberarsi di invalidanti costrutti sedimentati dalla routine. Un passaggio imprescindibile questo ultimo, potendo i partecipanti giovarsi della conoscenza di personalità di rilievo nel panorama artistico, in una modalità informale e più pregnante, e della presenza di curatori e critici a seguire l’intero percorso, contribuendo in modo significativo all’avanzamento della loro crescita professionale.
Non solo, va riconosciuto ad “Intercultura” il pregio di aver messo in risalto le difficoltà nelle quali precipita chi intende operare nel mondo della cultura sul territorio nazionale, costretto a doversi continuamente interfacciare con la burocrazia, e a dover sopperire con risorse personali, alla promozione di programmi dedicati allo sviluppo della comunità, sia in un’ottica sociale che economica.
Alla fine rimane una bella sensazione che accende l’entusiasmo nel proseguire, pronti a migliorare gli aspetti deboli evidenziati nel fare quotidiano, nell’assoluta convinzione che la vita è un costante processo di adattamento all’inatteso, una porta aperta sullo stupore, e quindi avanti sulla strada dell’interculturalità.