Forum della Cultura Italiana – 1 edizione

Forum della Cultura Italiana - 1 edizione

Si è svolto a Roma il primo Forum della Cultura Italiana, un evento realizzato per sostenere e valorizzare le associazioni no profit, l’enogastronomia italiana, la pace, la libertà di espressione e la cultura in tutte le sue forme.

Forum della Cultura Italiana – 1 edizione

Il Forum ha avuto inzio alle ore 9.30 con l’apertura dei banchetti dedicati alle case editrici indipendenti. I visitatori hanno potuto vedere e sfogliare numeroti testi che difficilemnte si trovano nelle librerie appartenenti ai colossi della distribuzione editoriale.

Poco dopo, alle ore 10.00, è stata aperta l’area dedicata alla mostra artistica. In uno spazio dedicato alcunui artisti non conformi al pensiero unico dominante hanno esposto le loro opere, quadri e sculture, rimanendo a disposizione dei visitatori per spiegarne i contenuti e le tecniche usate per la loro creazione.

Poco prima dell’inizio delle tavole rotonde, nella sala conferenze, il presidente nazionale ENAC dott. Maurizio Abbate ha dato inizio alla manofestazione salutando i presenti e ringraziando gli artisti per la loro disponibilità a partecipare a questa prima edizione del Forum della Cultura Italiana. Subito dopo è intervenuta Silvia Filippi, responsabile nazionale del Dipartimento Ariti Visive ENAC, che ha fornito una delucidazione sugli obiwttivi che tale inizativa intende perseguire.

Terminato il suo intervento gli artisti presenti sono sttai chiamati per fornire ai presenti una loro interpretazione dell’arte e dell’importanza della stessa in un mondo sempre più informatizzato e privo di anima. Sono interventui Adriano Segarelli, Antonella Squillaci, Ivano Petrucci , Napoleon Alberto Romualdo e Paolo Braccini.

Estratti degli interventi delle tavole rotonde

Ultimati gli interventi degli artisti sono iniziati quelli tematici previsti nelle diverse tavole rotonde di cui proponiamo sia un estratto (nella descrizione a seguire) che l’intervento integrale dei relatori (nel video).

Tavola rotonda “Io Scelgo Italiano”

Dopo i saluti da parte di Raffaele Proietti Cosimi e Graziano Elmi, dirigenti ENAC della Direzione Nazionale, ha moderato la tavola rotonda Marco Canestrelli.

Alessia Ruggeri – Pres. Naz. UPI Italia – Schiller Institute

Si può riassumere tutto in una sola parola: disastro! Il liberalismo propagandato dall’UE come opportunità di crescita, si è rivelato un disastro…destinato a peggiorare. Questo per via di dati allarmanti e fattori che non permettono buone speranze quali: l’inflazione alle stelle o la guerra in Ucraina, paese di cui l’Italia è tra i finanziatori, il che significa soldi tolti ai nostri bilanci. Come se non bastasse, a pesare sulle aziende c’è il debito fiscale, avendo una tassazione pari al 64%, una burocrazia assurda che rende il fare impresa, veramente “un’impresa!”, e ultimo, ma non per importanza, quel fenomeno tutto italiano dell’evasione fiscale.

Un insieme di problematiche e fattori che rischiano di condurci sempre di più verso una politica dell’assistenzialismo, ovvero: tu non lavori e io ti sostengo.

Stefano Mangiante – Vice Pres. Coldiretti Roma

Le aziende agricole non sono solo un posto in cui si produce cibo, ma luoghi che in tutta Europa hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo fondamentale relativo allo sviluppo e alla cura del territorio. E questo vale tanto per le grandi imprese quanto per le numerosissime piccole aziende di settore, entrambe, con la sovranità messa a dura prova da quell’ insieme di fattori che rende più conveniente l’utilizzo di prodotti esteri, anche extra CEE, rispetto al made in Italy

Alberto Foppoli – Comm. Str. Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini

In qualità di commissario del Parco dei Monti Simbruini, che ha la fortuna e l’onore di essere originario di questi luoghi meravigliosi, posso raccontarvi con piena cognizione di causa le problematiche che si presentano in condizioni particolari come possono essere quelle della coesistenza in un parco naturale.

Principalmente ci si dimentica di garantire una valorizzazione dei piccoli comuni, attraverso per esempio, l’incremento dell’industria alberghiera o agroalimentare.

Per esempio, gli otto comuni presenti sul territorio, non vantano solamente dialetti e storie diverse, ma anche differenti tradizioni culinarie! L’obiettivo è permettere ai giovani di avvicinarsi a queste tradizioni, per far si che il territorio e la memoria non muoiano, perché è fondamentale valorizzare queste culture. Ce lo meritiamo.

Claudio Giudici – Pres. Nazionale URITAXI

Sono abbastanza critico nei confronti dell’attuale modello delle politiche di austerità, di grandissimo impatto anche nel settore dei traporti. Si pensi al processo di deinfrastrutturazione subito dal nostro paese, si pensi ad esempio alla carenza della rete autostradale, soprattutto nel meridione, si pensi al problema del traffico, ma anche alle altre problematiche degli altri utenti della strada come ciclisti e pedoni. Si evince facilmente come la mancanza di infrastrutture si riflette abitualmente nel quotidiano.

Tavola rotonda “Cultura è Libertà”

Dopo i saluti del dirigente ENAC Marco Braccini, ha moderato la tavola rotonda la prof. Marina Simeone

Matilde De Giovanni – Pres. Ass.Maieutica

la mia associazione appunto nasce proprio per promuovere questa libertà di espressione a 360° per fare in modo che si sviluppi un senso critico e non un indottrinamento e per far sì che i giovani si confrontino in maniera leale con contraddittorio ascoltando anche Chi la pensa Diversamente E questa libertà di limitazione di libertà di espressione pensiamo sempre forse troppo spesso che sia un qualcosa che riguardi i regimi totalitari quando in realtà ci riguarda più da vicino a partire dalle scuole e dalle università.

Francesco Capasso – Redazione Zenit

In Italia, quantomeno a livello puramente simbolico, sulla carta la libertà di stampa è un diritto garantito dalla costituzione, in teoria questo concetto vacilla, ma quello che manca veramente in Italia è che si è dimostrato essere totalmente assente, soprattutto anche nel periodo del covid, ma anche con le guerre in corso nel mondo in in Ucraina in Medio Oriente, è il fatto che manca la stampa libera – e continua – per raggiungere una vera Libertà da un punto di vista dell’informazione, col covid l’abbiamo notato benissimo, sono nati i primi canali di controinformazione che sono riusciti ad aggregare tante e tante persone ma sono complicati da trovare per una persona che non è realmente interessata al 100% non vuole andare a ricercare una verità alternativa e mentre questi mezzi invece sono molto semplici da da consultare ce li abbiamo sui principali social e in televisione e sono gratuiti. Il problema nasce proprio qui è che quando un prodotto può essere fruito in maniera gratuita vuol dire che qualcuno ha pagato perché tu vedessi quelle cose lì perché tu ricevessi quelle informazioni e allora è lì che cade il castello di sabbia perché poi o si paga o si vanno a cercare canali sconosciuti che non radunano più di qualche migliaio di persone. Lo scontro è impari e questo è un esperimento che dura dall’alba dei tempi da quando quando è nata la stampa.

Franca De Santis – Pres. Ass. Terra dei Padri

La libertà è una condizione che non deve rispondere ai capi ancor meno alla discrepanza dei capi alla prepotenza e all’arroganza però la libertà deve essere virtuosa perché deve essere libera ma con l’intelligenza con il pensiero con il coraggio e con la lealtà verso se stessi. – e conclude – in una società che può avere tutto ma non sa perché dovrebbe volerlo le persone sembrano condannate. Guardandoci intorno ha una sostanziale indifferenza che sfocia quasi nell’apatia perché noi non siamo più eredi, siamo diseredati della storia e dalla storia siamo vulnerabili perché non sappiamo penetrare le memorie, le memorie delle civiltà e soprattutto non sappiamo renderle vive nel tempo che intreccia la storia.

Mariano Amici – Medico chirurgo

Per mutare le coscienze ci vuole la cultura quindi se maturiamo le coscienze in funzione della verità, del sapere, allora solo e solo allora possiamo ambire ad essere liberi altrimenti non è una libertà. Da numerosissimi anni a questa parte voi ascoltate dall’informazione in genere che va dalle TV alle radio ai giornali ai Social e via scorrendo, ascoltate solo menzogne credete di essere liberi ma non è così perché voi di fatto portate avanti quello che senza dirvelo vi dicono di fare, quindi siete schiavi di quel tipo di sistema lì che vi racconta il contrario di quello che è la realtà, quello non vuol dire essere liberi, tant’è vero che chi ha quel tipo di Libertà non subisce le sanzioni e le persecuzioni che subiscono Quelli come me che nel momento in cui dicono una cosa vera per maturare le coscienze vengono perseguitati denunciati e qualche volta anche condannati per aver detto la verità per cercare quindi di rendere l’uomo libero in funzione del fatto che gli si trasmette un tipo di cultura che serve che è indispensabile a mettere quell’individuo nella capacità di scegliere consapevolmente determinate strade.

Intermezzo artistico

Nella pausa, tra la seconda e la terza tavola rotonda, si è tenuto un intermezzo artistico nel quale due bambine in tenera età, Elettra e Vittoria Linzalone,  si sono esibite in alcuni pezzi al pianoforte.  Dopo di loro ha eseguito una piaccola esibizione Elena Rupasova, la loro insegante di musica, e per finire si è esibita la cantante lirica Irina Yakobchuk, presiddnte dell’associazione Russia – Italia.

Tavola rotonda “La cultura come chiave per la pace”

Dopo i saluti dei dirigenti ENAC Claudio Cattedri e Fabrizio Arcangeli, ha moderato la tavola rotonda Nicola Colosimo.

Enzo Pennetta – Comitato Ripudia la Guerra

Ricordo che ai tempi del liceo guardavo i telegiornali con la guerra fino agli inizi anni 70 mi colpiva che c’erano ancora i morti, avete fatto caso che sono spariti i morti dal telegiornale? i morti sono spariti in realtà dalla prima guerra del Golfo perché gli Stati Uniti avevano perso una guerra su quelle immagini, perché l’opinione pubblica americana aveva chiesto la fine della guerra in Vietnam sulle immagini dei morti. Fateci caso, non ce n’è più una. Quindi come fa a arrivare la drammaticità? E quindi succede che tutto va avanti, le politiche di sostegno alla guerra vanno avanti anche se c’è una disapprovazione così come dire, mentale, ma non c’è nessun coinvolgimento realmente emotivo contro la guerra per cui una generazione che sta andando verso questa direzione direi nella pressoché totale inconsapevolezza. Questo è drammatico ma è la realtà.

Al nostro comitato che promuoveva la raccolta di firme contro l’invio di armi in Ucraina non è stato dato nessuno spazio sulle reti nazionali, io fu invitato una volta a Coffè break sulla 7 prima che partisse la raccolta firme, quindi mi aspettavo che magari, di tanto in tanto, facessimo il punto della situazione ma fu la prima e unica presenza in qualsiasi televisione Nazionale. La gente quando vedeva i banchetti non sapeva che c’era una una raccolta firme in atto per cui bisognava partire da zero e raccontargli che era un comitato referendario, che era una cosa fatta da persone serie perché se non ne senti parlare in tv non esiste e quindi è stata totalmente in salita. Ciò nonostante sulle 500.000 firme necessarie ne sono state raccolte 370.000. Il che vuol dire che comunque le persone poi alla fine le raggiungevi ma con una strozzatura enorme. Ora tenete presente che nei sondaggi il 70% circa degli intervistati erano contrari all’invio di armi. Come si fanno a raggiungere il numero di firme con il 70% della popolazione? Semplicemente nascondendo questa cosa.

Ricordiamoci che il multipolarismo di cui già si è accennato è proprio un confronto fra culture diverse che si accettano, noi abbiamo la globalizzazione che esattamente quello che porta a voler uniformare tutto il mondo all’occidente, dal Medio Oriente all’ucraina ogni guerra è di globalizzazione cioè tutto il mondo si deve uniformare a una sola cultura che è fondamentalmente quella americana invece il mondo multipolare è quello che dice benissimo Siamo di culture diverse, ci rispettiamo e collaboriamo bene, Noi abbiamo una tradizione in questo senso l’Italia è sempre stata il ponte del Mediterraneo che dialogava con tutti, dialogava con Israele e con i palestinesi, addirittura con con l’Unione Sovietica, dialogava Uniti, cioè questa era la vocazione dell’Italia per mediare. Purtroppo non è la vocazione dell’Occidente, non è la vocazione della NATO, tantè vero che questo ruolo è stato distrutto, questo è stato io penso l’episodio finale l’invasione della Libia quando avevamo ancora un dialogo con la Libia di Gheddafi costruttivo e invece no lì pure doveva arrivare questa globalizzazione. Allora la cultura italiana può fare tantissimo abbiamo delle radici profondissime che nessuno altro paese ha, noi dall’epoca della Magna Grecia ai Romani in poi, siamo stati Marco Polo che andava in Cina, siamo stati l’esempio del mondo multipolare che adesso capiamo che quello che sta tornando Fra l’altro, Al di là delle nostre intenzioni, tornerà prepotentemente ma è quella la cultura che che potrà garantire un mondo successivo a questa follia appunto globalista che è guerre ovunque per cui l’Italia ha tanto da dare in questo senso e proprio riproponendo se stessa io io vi dico una cosa, Il mondo ha bisogno che l’Italia a torni fare l’Italia.

Foad Aodi – Pres. AMSI – Ass. Medici di origine straniera in Italia

La storia del Popolo palestinese è laica, per quello non ci siamo mai scontrati dal punto di vista interreligioso come altri paesi che vivono divisioni interreligiose per quello prima di tutto Ringraziamento da parte mia sempre stato a Papa Francesco e vado oltre anche che l’ho definito un idolo per noi per il mondo musulmano perché il mondo musulmano deve avere il coraggio di uscire fuori e dire la sua senza associare la politica alla religione.

La situazione in Palestina è molto grave. Come dicevo prima da parecchi anni con tutte le guerre che abbiamo visto Afghanistan, Iraq, primavera araba e Ucraina Russia sicuramente un dato confermato, anche i dati lo confermano che noi trasmettiamo ogni settimana è la tragedia più grossa e più grave mai successa in questo secolo. Oggi mi hanno mandato, i nostri medici che stanno a Gaza, in Giordania e palestinesi, anche del 48, quelli che vivono in Israele, che abbiamo la rete dell’unione medica Aero Mediterranea il report da tutti per quanto riguarda i morti: 43.000 i morti accertati presso gli ospedali e 12.000 persone sono scomparse. 17.000 bambini morti e 36 bambini morti in ospedale per la fame. Si muore anche per la fame e per la sete. 11.000 donne morte e più di 885 medici infermieri e operatori sanitari morti. 50.000 bambini soffrono la fame e la sete. 17.000 bambini sono rimasti orfani o hanno perso la mamma, il papà o entrambi.

Gianni Alemanno – Comitato Fermare la Guerra

L‘informazione che noi stiamo subendo, che subiamo in Occidente, non è un’informazione neutra, c’è un preciso condizionamento di carattere finanziario di carattere economico a quelle che sono le varie le varie piattaforme mediatiche che poi determinano quello che vediamo di fronte a noi. Se guardiamo tutti i principali giornali, con pochissime eccezioni come la verità e il Fatto Quotidiano, sono tutte schierate a testa bassa per una logica bellicista in maniera assoluta sulla questione Ucraina Russia e in maniera quasi assoluta sulla questione palestinese. Quando è cominciata l’invasione a Gaza era inevitabile prendere una posizione netta forte perché oltre l’aspetto del principio due popoli due stati, si stava realizzando un vero e proprio sterminio e mano mano le settimane passavano.

Ricordatevi che l’occidentalizzazione, dalla seconda guerra mondiale in poi, ogni conflitto fatto all’occidente era l’ultima guerra necessaria perché poi non ci siano più guerre. Noi dobbiamo riuscire a realizzare, e soprattutto Dobbiamo comprendere, venendo al dato attuale che per fortuna oggi non abbiamo più come i tempi dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti due modelli contrapposti per cui se non sei americano sei sovietico. La cosa importante dei Bricks e che sono l’alleanza economica ma sostanzialmente anche politica fra Brasile, Russia, Cina, India, Sudafrica e poi adesso Iran. Anche la Turchia ha chiesto di far parte dei Bricks. Insomma si sta diffondendo il dato importante è che non c’è un modello prevalente, nessuno di questi paesi impone un modello a cui tutti si devono conformare, perché il modello Russo è da quello cinese, perché quello indiano è diverso ancora rispetto a quello brasiliano eccetera.

Abbiamo una grande opportunità perché da un lato c’è un modello uniformante e dall’altro lato invece c’è un pluralismo di modelli di entità. Questo è il punto centrale e questa è la grande opportunità storica che noi abbiamo di fronte, una realtà che non essendo unica unipolare, chiusa, diciamo così egemonizzata dal punto di vista di di modello Imperiale, ci permette di guardare da quella parte per essere noi stessi.

Ringraziamenti

L’evento, promosso e organizzato da ENAC, ha visto la partecipazione e il supporto di numerose associazioni e volontari.

Si ringraziano per il loro supporto materiale, umano e morale:

Schiller Institute

Il Corriere Nazionale

Report Sardegna 24

Movisol

Magnitudo

Galleria fotografica

Alcuni istanti dell’intensa gionata dedicata alla cultura.

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