In seguito all’approvazione dell’emendamento di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, viene cancellato il divieto che pendeva sulle associazioni e sui circoli ricreativi, culturali e sociali.
I circoli possono riaprire
Finalmente circoli ricreativi, culturali e sociali potranno riaprire per la somministrazione di alimenti e bevande, secondo le norme applicate per le attività degli altri esercizi privati, e nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza.
I protocolli da attuare sono gli stessi validi per le attività commerciali come bar, ristoranti e altri esercizi ove è possibile la somministrazione di alimenti e bevande.
Con questa norma avranno la possibilità di riaprire, anche se in modo limitato, in modo da salvaguardare quei presidi territoriali indispensabili per l’aggregazione di giovani ed anziani.
Dichiarazione del presidente
“La riapertura dei circoli culturali e ricreativi è solo un piccolo passo verso la normalità” è la dichiarazione del presidente ENAC dott. Maurizio Abbate, che aggiunge “molti circoli sono purtroppo indebitati per migliaia di euro, a causa delle mensilità di affitto accumulate in questo lungo periodo. Occorre pertanto dare vita, come abbiamo più volte insistito, ad un fondo per le piccole realtà associative.
Questo fondo dovrà essere destinato ai circoli e alle associazioni, per pagare i canoni di affitto della sede sociale. Una seconda parte dovrà essere usato per creare dei Buoni della cultura, da inviare a tutte le famiglie, e spendibile in attività culturali.
In questo modo anche chi non dispone soldi per la cultura, a causa della forte crisi economica, potrà permettere ai propri figli di iscriversi al corso di lingue o di recitazione, partecipare al concerto o alla mostra che desidera. In ogni caso è un atto dovuto per impedire che la discriminante economica continui a pesare sulle fasce più deboli della popolazione.
Inutile parlare di stato civile se la cultura diventa appannaggio di alcune classi sociali, mentre le altre ne vengono escluse”.
Il presidente chiarisce inoltre anche la posizione dell’ente in merito a come reperire i fondi necessari a tale operazione: “abbiamo più volte ribadito, anche nella manifestazione davanti al parlamento, che per reperire i fondi necessari al salvataggio della cultura occorre tassare le multinazionali.
Queste infatti non portano nessun benessere alla comunità nazionale. Anzi contribuiscono alle chiusure delle piccole aziende, alimentando la disoccupazione, ed esportando fondi all’estero, cosa che contribuisce al dissesto finanziario della nostra nazione”.