Terzo settore, proroga di dieci anni per l’Iva

Terzo settore, proroga di dieci anni per l’Iva

Finalmente una buona notizia. Questa volta volta il Governo ha operato nel miglior modo possibile attuando una proroga decennale, che rinvia il passaggio dal regime di esclusione a quello di esenzione dall’imposta. Pertanto niente Iva per il terzo settore almeno fino al 1° gennaio 2036, originariamente previsto per il prossimo anno e destinato a comportare nuovi adempimenti per enti e associazioni.

Terzo settore, proroga di dieci anni per l’Iva

Il Governo ha prorogato addirittura fino al 2036 il regime fiscale previsto per il Terzo Settore, rimandando per la quinta volta dal 2022 il passaggio al regime di esenzione dell’imposta per gli Ets. Un rinvio che riguarda le realtà iscritte al registro telematico Runts, tra organizzazioni di volontariato (Odv), associazioni di promozione sociale (Aps), enti filantropici e rete associative, ma che evita il nuovo modello fiscale anche le associazioni sportive dilettantistiche.

Cosa succede adesso?

L’approvazione della proroga al 1° gennaio 2036 è valida per l’entrata in vigore del regime di esenzione IVA applicabile agli enti associativi sui corrispettivi specifici o contributi supplementari versati da soci, associati, partecipanti e tesserati per lo svolgimento delle attività istituzionali. Questo significa che tali incassi continueranno ad essere in esenzione Iva.

Per gli enti associativi il regime di esclusione IVA sui corrispettivi specifici versati da associati, partecipanti o tesserati per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali (di cui all’art. 4 comma 4 decreto IVA).

  • Resta invariato il regime di esclusione IVA per le attività di somministrazioni di alimenti e bevande effettuate a soci, associati e partecipanti, anche verso pagamento di corrispettivi specifici, da bar ed esercizi similari, presso le sedi istituzionali delle associazioni di promozione sociale (ricomprese tra gli enti di cui all’articolo 3, comma 6, lettera e), della legge n. 287 del 1991), le cui finalità assistenziali siano riconosciute dal Ministero dell’Interno e sempre che tale attività sia complementare a quella istituzionale.

  • L’obbligo di apertura della partita IVA e di gestione degli adempimenti connessi (fatturazione, registrazione, dichiarazione) non scatta dunque in via generalizzata dal 2026. Restano esonerati gli enti che svolgono esclusivamente attività non commerciali o attività che rientrano nel regime di esclusione IVA sopra illustrato.

  • L’esclusione IVA resta confermata anche per le Associazioni sportive dilettantistiche e, in base alle previsioni recate nel decreto Omnibus (art. 3, DL 113/2024 conv. L. 143/2024), anche per le società sportive dilettantistiche.

Altre novità

Oltre alla proroga IVA, ci sono ulteriori novità fiscali per gli enti del Terzo settore e sportivi:

  • introduzione dell’ipotesi di esonero dalla certificazione dei corrispettivi per le ODV e APS che, entro la soglia di ricavi di 85mila euro annui, opteranno dal 2026 per il regime forfetario di cui all’art. 86 del CTS.

  • Riordino dei regimi di esenzione IVA (art. 10, nn. 15, 19, 20 e 27-ter decreto IVA) che saranno applicabili dalle Onlus agli Ets escluse le imprese sociali costituite in forma societaria;

  • Estensione dell’aliquota agevolata al 5% alle imprese sociali costituite in forma societaria, oltreché alle coop sociali e loro consorzi;

  • Conferma dell’applicazione del regime agevolato IRES e IVA di cui alla L. 398/91 alle ASD e SSD di cui all’art. 6, comma 1, lett. a), b) e c) del d.lgs. 36/2021 (incluse dunque anche le ssd costituite in forma di società cooperative) con ricavi annui derivanti da attività commerciali non superiori a 400mila euro.

Dichiarazione della presidenza

A seguito della decisione del Governo di attuare una moratoria decennale per il regime di esclusione Iva, il presidente ENAC dott. Maurizio Abbate ha dichiarato che: “Per le associazioni senza scopo di lucro, sopratutto per quelle impegnate in ambito culturale e sociale, l’obbligo di apertura della partita Iva avrebbe causato costi insostenibili capaci di compromettere le attività svolte in favore dei cittadini e delle fasce più deboli, causando addirittura la chiusura di molti enti non profit. Per questo motivo ringrazio, a nome di ENAC, i membri del Governo per la sensibilità dimostrata per questa delicata questione che ormai da troppi anni aveva necessità di essere risolta”.

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